giovedì 10 giugno 2010

Cerimonia di intitolazione del lungomare a Pasquale Simone Neri, eroe di Giampilieri.


Si è svolta questa mattina la cerimonia d’intitolazione del lungomare di Barcellona Pozzo di Gotto a Pasquale Simone Neri; sottocapo di prima classe della marina militare, medaglia d'oro al valore civile, morto durante la tragica alluvione del primo Ottobre 2009, dopo aver salvato diverse persone. E' stata scoperta la targa della "Piazze delle Ancore". Sono intervenuti il sindaco Candeloro Nania, l'Ammiraglio Andrea Tesca e il Prefetto Francesco Alecci. Presenti anche diverse cariche istituzionali, tra le quali, il sindaco di Messina, Giuseppe Buzzanca, e il Presidente della Provincia, Nanni Ricevuto, con i gonfaloni al seguito. Toccante la commozione della famiglia Neri, presente alla cerimonia. Manifestazione riuscita dal punto di vista organizzativo, in quanto nelle ultime settimane, l'amministrazione comunale si è prodigata per ripulire e ordinare il lungomare, teatro della cerimonia. Unica nota stonata è stato il malcontento di molti nel constatare che i lavori nel lungomare sono stati effettuati in vista di tale evento. A tal proposito abbiamo ascoltato la signora Alessia Sottile, che dichiara: "E' lodevole l'iniziativa della nostra amministrazione nel dedicare una piazza alla memoria di Neri, ma non possiamo accettare che la stessa amministrazione ci dimentichi passata tale cerimonia. Sino a ieri in questo lungomare vi era di tutto, erba, spazzatura, eternit e tanto altro ancora. Spero solo che dopo questa cerimonia l'amministrazione si ricordi di continuare a tenere il lungomare in condizioni decorose". L’augurio di tutti è che quello che si è svolto questa mattina e i lavori preparatori, non siano soltanto una cattedrale nel deserto, ma decretino l’inizio di un percorso che miri all’ottimizzazione del territorio e alla salvaguardia delle spiagge e del verde pubblico.

Interviste:

Francesco Alecci (Prefetto di Messina): “Oggi è il giorno della memoria e del ricordo di un uomo che ha perso la vita per salvarne tante altre. Il ricordare tali vittime è importante, ma è ancora più importante far si che le loro morti possano non risultare vane. Messina e provincia hanno bisogno di crescere e lavorare per far si che simili calamità non colgano impreparate le strutture e il territorio”.

Giuseppe Buzzanca (sindaco di Messina): “Un giorno importante e di ricordo verso chi ha sacrificato la sua vita per salvarne altre. Io ringrazio l’amministrazione comunale e tutti coloro i quali hanno partecipato a tale cerimonia. Spero e mi auguro che Messina possa ripartire e possa usufruire dell’aiuto concreto da parte del governo nazionale. Sino ad oggi abbiamo lavorato solo con le nostre forze”.

giovedì 3 giugno 2010

L'accusa dei giovani di Barcellona Pozzo di Gotto: in periferia ci sentiamo abbandonati

Delusi e annoiati da serate trascorse seduti su una panchina. Indispettiti per l'assenza di pub. In cerca di impianti sportivi che non ci sono. Il pallone lo prendono a calci nei posteggi o nelle strade. Lo struscio ormai lo fanno nei centri commerciali. C' è chi dopo un giro dell' isolato si domanda: “Dove vado?” ( per rispondersi immediatamente: “Torno a casa, che è meglio”) , altri che se ne stanno in piazza “Beppe Alfano” (ex piazza Trento) ad ascoltare musica fino alle 3 del mattino. In centro vanno appena possono, anche per la quasi totale assenza di mezzi pubblici. È la vita da teenager in periferia a Barcellona Pozzo di Gotto. Due ragazzi su tre percepiscono un forte senso di lontananza dalla città. Si sentono totalmente abbandonati e lamentano la mancanza di spazi ricreativi e di strutture sportive idonee a svolgere attività: molti genitori di figli adolescenti e non denuncia l’assenza di luoghi d’incontro. Sono testimonianze-sfoghi che vanno a comporre una sorta di diario dalle periferie. Le serate dei ventenni nei quartieri periferici ruotano, insomma, intorno a una panchina, i bambini che non vanno all' oratorio rischiano di non avere altri punti d' incontro dove giocare con i compagni, le giovani coppie spiegano: “La domenica devi sempre prendere l' auto e andare fuori da Barcellona Pozzo di Gotto”. Qui non vi è un posto dove ti viene voglia di dire: “Forza, usciamo a farci un giro”. Antonio Imbesi, giovane barcellonese, sottolinea: “A Barcellona Pozzo di Gotto basta vivere a pochi metri dal centro per sentirsi emarginati, eppure come città non sarebbe male”. Giovani felici di essere cresciuti nelle periferie di Nasari e Fondaconuovo sono Angela Miano e Federica Niosi. “Chi abita in centro vive di rendita – dicono -. Gli altri devono inventarsi le giornate. Chi non va al bar o all’oratorio che altre possibilità ha? Un volta c’erano tanti spazi verdi (villino Primo Levi e Piazza Trento su tutte), ma adesso versano in condizioni di degrado. La maggior parte di noi giovani trascorre il weekend a Milazzo o in altri posti. Non vi è nulla. Mancano le autorità. Vi è il poliziotto di quartiere, ma ti senti sempre lasciato solo”. Dalle testimonianze si evince che i cittadini lamentano la mancanza di posti dove andare e incontrare. Per i giovani la vita è difficile. Non vi è un centro, un punto di incontro. Nel fine settimana i giovani di Barcellona Pozzo di Gotto cercano di uscire, di andare altrove, per cambiare aria. Stare in questa città è deprimente. Non vi è un locale dove c’è qualcuno da conoscere e puoi fare, magari, amicizia. Qui la sera, anche se si arriva tardi dal lavoro e viene voglia di farsi una passeggiata dopo cena, ci si farebbe solo il giro dell’isolato e poi si direbbe: “dove vado? Torno a casa che è meglio”. Spesso in questa città ci si trova impreparati di fronte alle nuove “mode” che la società ci propone e le reazioni a volte possono risultare più dannose che utili, ecco perché su questioni di questo genere è bene che tutte le istituzioni facciano quadrato affinchè nella nostra città qualcuno recepisca il disagio dei giovani e di conseguenza lo affronti. Favorire politiche giovanili funzionali all’aggregazione e che sappiano produrre la giusta curiosità, creare opportunità di lavoro e di svago è comunque una strada da seguire, come è giusto che tutti gli addetti ai lavori- oltre che collaborare- rispettino le regole e diano buoni esempi. Chi amministra ha tante armi a disposizione su queste problematiche per cui deve saperle usare nel modo migliore. La nostra è una città alla sbando, ma matura e il senso delle opinioni che ho raccolto sia da parte dei ragazzi che dei loro genitori lo dimostra. E lo dimostra anche l’attenzione di tanti nuclei famigliari verso i loro figli nel momento in cui si informano e si interessano dei loro comportamenti a scuola e durante il tempo libero. L’auspicio è che su questi temi si riesca a dibattere nell’ottica di una “città-migliore” aprendosi al confronto con i giovani cittadini.