domenica 27 novembre 2011

Il Movimento Città Aperta punta l'indice contro le Amministrazioni


Il Movimento Città Aperta esprime la propria solidarietà a tutti i cittadini barcellonesi direttamente colpiti dalla violenta alluvione che ha devastato la città il 22 novembre. Vedere le strade, le abitazioni e i negozi invasi dal fango, e la disperazione negli occhi della gente, ha segnato indelebilmente i nostri cuori e le nostre coscienze. Ma altrettanto indimenticabile è stato l’impegno di tanti barcellonesi che, pur nella scarsità di mezzi e in assenza di coordinamento, hanno dato da subito il loro instancabile contributo per fronteggiare l’emergenza. Molti sono stati i volontari provenienti da altre città del comprensorio e non solo, e a loro va tutta la nostra gratitudine per aver prestato un aiuto prezioso e disinteressato. Una volta sgombrati gli edifici e le strade dal fango e superata l’emergenza, sarà necessario intervenire a sostegno di coloro che hanno perso tutto, per aiutarli a riprendere le proprie attività. In questo senso si è già mossa l’Arci Sicilia, istituendo un conto corrente dedicato al quale far pervenire i propri contributi e la cui gestione sarà affidata ad un comitato di garanzia di prossima nomina. L’IBAN del conto corrente, intestato ad Arci Sicilia, è IT 38 E 05018 04600 000000 140686 con causale “Raccolta fondi per alluvionati del messinese”. Il Movimento Città Aperta si associa inoltre alle richieste di sospensione dei pagamenti fiscali e contributivi e avanza formale richiesta al Prefetto affinché stimoli la costituzione di un tavolo tecnico tra il Comune, gli istituti bancari, le rappresentanze sindacali e le associazioni cittadine per disporre la sospensione dei mutui per almeno un anno e la concessione di finanziamenti a tasso agevolato agli imprenditori colpiti. Le necessità connesse alla ricostruzione, che hanno precedenza su tutto, non devono però far tacere delle responsabilità di questa tragedia, che non può essere attribuita solo all’eccezionalità degli eventi atmosferici. Il reiterarsi di tali fenomeni avrebbe dovuto già da tempo far partire misure preventive che evitassero quantomeno il verificarsi delle conseguenze più gravi, riducendo il rischio a carico della popolazione; a maggior ragione visto che tali rischi erano già conosciuti da tempo: non solo il piano di assetto idrogeologico allegato al PRG identificava le aree più a rischio, ma già dal novembre 2010 il Comune disponeva di una relazione del geologo Roberto Iraci, nella quale si dimostrava che il livello di rischio R1 riconosciuto sul centro della città fosse fortemente sottostimato e andasse elevato al massimo livello R4 “per il quale sono possibili la perdita di vite umane e lesioni gravi alle persone, danni gravi agli edifici, alle infrastrutture e al patrimonio ambientale, la distruzione di attività socio-economiche”. Tra l’altro, in questi anni, si è continuato a costruire in prossimità del torrente Longano, senza tener conto della preoccupante progressione degli eventi alluvionali. Sostanzialmente un evento alluvionale così grave non era da considerarsi improbabile, ma doveva essere atteso. Questo studio consigliava anche interventi realizzabili nell’immediato, quali la realizzazione di rimboschimenti, l’individuazione a monte della città di aree pianeggianti ove consentire l’esondazione controllata dei flussi idrici in occasione di piene straordinarie, la corretta pulitura e manutenzione degli alvei dell’intero bacino, che avrebbero potuto evitare o comunque ridurre notevolmente la portata dell’esondazione del Longano. All’assenza degli interventi di prevenzione da parte della presente e delle precedenti amministrazioni, si è aggiunta l’evidente sottovalutazione del rischio che la città stava correndo, e l’assoluta mancata attuazione di un piano di emergenza che permettesse di allertare tempestivamente la popolazione e stabilisse con chiarezza compiti e strategie d’azione. Particolarmente grave si è rivelata la mancata preventiva individuazione del sito ove scaricare i detriti, che ha molto rallentato le operazioni per liberare la città dal fango.

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