giovedì 16 dicembre 2010

Atletico Igea, i perchè della crisi della squadra giallorossa.

Mi perdoni la società dell’Atletico Igea, se questa settimana avverto l’esigenza di scrivere sui giallorossi. La partita di Coppa Italia contro la Leonzio offre una chiara chiave di lettura: nell’Atletico Igea manca un leader e il tecnico Nello Miano non gode di quell’autorevolezza necessaria per gestire lo spogliatoio. Sulla carta la compagine giallorossa è tra le più forti, ma in campo le prestazioni offerte sono veramente squallide: continue espulsioni, goal subiti su calcio da fermo e assenza di una qualsiasi trama di gioco. A tutto questo si aggiunge una marcata ambiguità societaria. Insomma, l’Atletico Igea sembra un’impresa sull’orlo del fallimento (non economico, ma dal punto di vista tecnico-gestionale), che tenta disperatamente di celare la propria condizione, per cercare di sopravvivere. Periodo nero, anzi nerissimo. La domanda che circola in questi giorni nelle radio, nei social network è questa: dove potrà arrivare questa squadra? Risposte discordanti ma si è tutti d'accordo su un punto: qualcosa dal punto di vista tecnico-societario proprio non và. Le vittorie contro Trappitello e Vigor Vespri avevano solamente mascherato e non risolto i problemi. Mercato sbagliato. Completamente sbagliato. Una squadra senza una punta centrale, senza esterni che saltino l'uomo con facilità (l'unico era Iuculano, ma è stato ceduto), senza terzini che sappiano fare bene sia la fase offensiva che quella difensiva. Un gioco lento, macchinoso e per certi versi indisponente. Preparazione atletica assente. Il continuo via vai di calciatori, molti senza avere fatto una buona preparazione atletica, è uno dei tanti motivi del tracollo. Ecco spiegato perché l'Atletico faccia fatica a finire le partite in modo decoroso e sia spesso a corto di fiato. Confusione nel modulo e nei titolari. Alzi la mano chi ha, al momento, in mente la formazione-tipo dell'Atletico anno 2010-2011. Il primo a non saper rispondere è Miano. L'Atletico non ha mai giocato due partite consecutive con gli stessi uomini e con lo stesso modulo e non solo per motivi dovuti ad infortuni e squalifiche. 4-4-2, 4-4-1-1, 4-3-2-1 si sono alternati di partita in partita. Va bene la duttilità tattica ma cosi è troppo. L'Atletico di Nardi giocava con il 4-4-2 (creando 5-7 palle goal a partita), quella di Miano non ha un marchio di fabbrica. Se un giocatore non è in forma e non offre prestazioni di un certo tipo deve essere lasciato in panchina. Mancanza di un uomo guida per i giallorossi. E’ come avere un bel palazzo senza le fondamenta: è una struttura debole di partenza. Può sembrare un fattore secondario ma non lo è. Sono convinto che molti problemi vengano proprio da questo punto. Si naviga a vista e nel calcio questo non è mai un aspetto positivo. Manca la progettualità, la possibilità di guardare al futuro con ottimismo. Per i giocatori questo è sicuramente un fattore che porta sfiducia, perplessità e dubbi. Insomma manca la tranquillità e il sostegno che solo una società forte può offrire. Ora che l’Atletico Igea è lontano dai play off, con un piede fuori dalla Coppa Italia, ci si può aspettare di tutto! Eppure squadre come il Collesano, Tiger e Capaci, sono costate molto meno dell’Atletico Igea! Il gioco del calcio in città come Barcellona Pozzo di Gotto potrebbe costruire un vero business, se fatto con intelligenza e professionalità, proprio delle qualità, che sono mancate a questa società, che ha avuto solo la fortuna di rilevare il Nuovo Falcone per poche miglia di euro.

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