apprendo dalla stampa che si è risentito per l’intervento di Piero Campagna alla manifestazione “Oltre il gelo” dedicata al venticinquesimo anniversario dell’uccisione di Graziella, e ha ritenuto opportuno sottolineare ancora una volta la sua critica alla fiction “La Vita Rubata”, che racconta quella terribile vicenda.
Lei dice che Villafranca “era un paese culturalmente vivace, fatto di gente laboriosa e per bene”, e aggiunge che “dalla fiction, invece, emerge un paese fatto di gente rozza, incolta, omertosa e fors’anche complice della mafia”. Vede, io sono una cittadina di Villafranca, anche se per diversi anni sono stata residente a Saponara. Conosco ad ogni modo la realtà villafranchese e non mi sento affatto offesa dalla fiction dedicata a Graziella, bensì dalle sue invettive nei confronti di Piero e soprattutto dalla sua precisazione sull’intitolazione della piazza a Graziella (“l’amministrazione comunale testimonia vicinanza alla famiglia di Graziella, che ha deciso, e avrebbe potuto non farlo anche davanti ad una raccolta firme, di intitolare la piazza principale del paese alla memoria di Graziella” dice). Non avrebbe dovuto rendersi necessaria nessuna raccolta di firme per Graziella e le sue parole ne offendono pesantemente la memoria. Un’amministrazione responsabile, antimafiosa, culturalmente vicina alla ricerca della verità e della giustizia, non avrebbe atteso una richiesta palese da parte della cittadinanza.
“La Vita Rubata” racconta i fatti per come si sono svolti, e lo dimostra persino l’archiviazione di un buon numero di assurde e pretestuose querele da parte di chi in quella vicenda ha avuto un ruolo e non ne ha mai pagato le conseguenze dal punto di vista giudiziario, nè tantomeno per la scandalosa e totale mancanza di etica pubblica. Tra quelle persone rientra il suo “guru” politico, che ancora oggi esercita evidentemente un ruolo di forza dietro le quinte, con buona pace di una parte della cittadinanza di Villafranca che ne è perfettamente consapevole e preferisce continuare ad abbassare la testa. Non è il mio caso. Lei domenica ha voluto sedere in prima fila in qualità di primo cittadino, io invece ero seduta di fronte a lei per testimoniare che non faccio più parte di quelli che ascoltano e aspettano siano gli altri a fare un passo avanti o a guidarli in qualche crociata. Domenica molti cittadini con un fragoroso e sincero applauso a Piero Campagna hanno scelto da che parte stare, e mentre le “autorità” in prima fila serravano i denti per la rabbia o fuggivano a fare una telefonata urgente con il nervosismo in corpo, il vecchio centro di potere sembrava perdere la sua brillantezza. E’ questo, forse, che la irrita? Non se la prenda. C’è ancora tempo per la campagna elettorale, e il guru se ne sta già occupando.
Valeria Bonanno
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